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  • data notizia: 29-03-2025
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LA STORIA

 “La pazzia fa quaranta guai al minuto”

                                                                                                                                                                                         La Paura fa Quaranta è una commedia in due atti scritta da Paolo Di Capua nell’ottobre del 2024, ed è ambientata a Napoli nel 1940. Essa è liberamente ispirata ad alcune commedie del grande drammaturgo Eduardo De Filippo.

Atto I

Vincenzino Esposito, commerciante ed ex tranviere di Napoli, ha trascorso un anno nel manicomio di Capodichino per via di una leggera pazzia. Durante la sua temporanea assenza, le sorelle Teresa e Filomena hanno affittato la sua camera a Luigi De Rosa, uno scapestrato attore in cerca di fortuna. Il dottor Volpe, che ha seguito il caso di Vincenzino, lo rimanda improvvisamente a casa ritenendo l'uomo ormai guarito, tuttavia dopo tutte le rassicurazioni mette in guardia le sorelle sul suo equilibrio psichico molto fragile, quindi dovrà essere assecondato il più possibile. Per mantenere alto il prestigio di Vincenzino, Teresa e Filomena decidono di non rivelare agli amici di famiglia il reale motivo dell'allontanamento, trovando una banale scusa legata a un lungo viaggio.

Una volta giunto a casa, Vincenzino sembra star bene, ancorché scosso dalla traumatica esperienza in manicomio, conserva l'ambiguità di alcune situazioni tipiche del perbenismo borghese che negli atteggiamenti fanno vacillare l'equilibrio psichico dell'uomo, fino a creare situazioni al limite della realtà: egli comprende situazioni in maniera errata e confonde nomi e persone. Per prima cosa, mal interpreta le parole accondiscendenti di Teresa e Filomena, si convince su alcune situazioni che si creano durante la sua permanenza. Incontra poi Ettore, un truffatore che ha contratto un forte debito: Vincenzo capisce invece che il ragazzo ha vinto una gran somma di denaro al lotto e lo riferisce alla di lui fidanzata Olga, la quale si illude di poter finalmente sposare il suo amato. Infine, dopo un dialogo con l'amico di famiglia Domenico, si convince che questi sia morto, pertanto scrive un telegramma alla sorella Rosa. I due non si parlano da anni in seguito a uno screzio, ritiene giusto informarlo della disgrazia in realtà mai avvenuta. Per non parlare della fissa per le armi, carica a salve una pistola e minaccia la sorella Filomena con la piccola nipote Gegè, davanti a una sua vecchia conoscenza Madre Agnese Mezzasalma, badessa del convento di Santa Maria a Napoli. Le sorelle Esposito hanno una passione per il canto soprattutto Filomena che è rimasta zitella, e aspetta il principe azzurro, si iscrive così alla corale di Santa Cecilia diretta da Adelchise Kraus.

Atto II

Vincenzo ha eluso la sorveglianza di Teresa e Filomena, recandosi alla villa in campagna di Domenico, del quale si festeggia il suo compleanno; sono presenti anche Saveria, la moglie, don Giovanni con la figlia Evelina, la badessa, la direttrice emerita Kraus, la piccola Gegè e Luigi, il quale, innamorato della ragazza, si è autoinvitato alla festa nella speranza di poterla corteggiare. Per far colpo su di lei, Luigi si lancia nella recita di una poesia di sua creazione, ma Vincenzo, esalta con spirito critico le figure retoriche presenti nel componimento. La conversazione viene interrotta dall'arrivo di una corona di fiori inviata da Rosa per il presunto funerale di Domenico, il quale crede che si tratti di uno scherzo mal riuscito, pertanto quando la stessa sorella si presenta alla sua porta i due iniziano a litigare. Grazie, poi, all'intervento di Vincenzo, finiscono per riappacificarsi una volta per tutte.

Intanto Luigi corteggia Evelina di nascosto nel giardino, ma la ragazza non può cedere poiché il padre le impedirebbe di frequentare un giovane spiantato e sconclusionato. Evelina si confida poi con donna Saveria, la quale a sua volta riferisce tutto a Vincenzo. L'uomo, sempre più sull'orlo della follia, identifica se stesso con Luigi, e le racconta che il giovane è appena uscito dal manicomio dove ha trascorso un anno. Questo getta l'intero gruppo nello scompiglio generale e tutti si rivoltano contro il povero Luigi.

In seguito poi Luigi rimane solo con Vincenzo, quest’ultimo, ormai di nuovo fuori di sé, gli si rivolge chiamandolo col proprio nome e dice di essere un celebre santone in grado di curare la sua malattia; così si appresta per decapitarlo definitivamente. Il giovane viene salvato in extremis dall'intervento di Teresa e Filomena, giunte alla villa dopo essersi accorte della fuga del fratello. Alla fine le sorelle devono rivelare a tutti gli amici la verità sulle condizioni di Vincenzo e chiedere perdono per tutti i guai da lui combinati. Vincenzo poi, sempre rivolgendosi a Luigi, gli suggerisce di tornare al manicomio abbracciando il suo misero destino. Mentre tutti e tre si allontanano, i presenti si accorgono dell'ultima bravata dell’uomo, quella di aver staccato tutti i bottoni alle giacche che erano appese alle sedie.